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lunedì 8 settembre 2014

Diario della presenza mentale, 8

Sembra che il mio cervello sia diventato incapace di concentrazione. Sento già i corvi: "te lo avevamo detto, è tutta colpa di Facebook, passi troppo tempo a cazzeggiare e non fai quello che devi fare".
Non è così semplice, cari amici corvi. Non è che non faccio y perché faccio x. So che y sarebbe preferibile ma faccio comunque x. Si chiama akrasìa, o debolezza della volontà e Davidson la definisce così:

Un agente agisce in modo incontinente nel compiere x se e solo se:
(a) l’agente compie x intenzionalmente;
(b) l’agente crede che ci sia un’azione alternativa a lui aperta;
(c) l’agente giudica che, tutto considerato, sarebbe meglio fare y anziché x

Presenza mentale. Ho bisogno di presenza mentale. Dicevo: "ho capito che potevo ricominciare. E ho ricominciato. Con calma. Senza pretendere. Senza sperare. Senza volere". Errore: una volta che l'idea della presenza mentale è presente, bisogna usare la volontà per praticarla. La mia volontà deve anzi lottare duramente contro l'inerzia della mente per riuscire a concentrarsi nella propria autopresenza.
So che la mia coscienza può cambiare di qualità attraverso la presenza mentale, anche se non l'ho mai sperimentata per tempi lunghi. Ormai penso di dovermelo imporre volontariamente.

Intuizione, 31

Da quando non c'è più l'Ipad mio figlio gioca per ore le battaglie dei robot spaziali volanti, come me quand'ero lui.