Visualizzazioni totali

martedì 29 ottobre 2013

Diego Marconi: la comprensione della comprensione del linguaggio naturale. Un ricordo di Leonardo Lesmo (per Sistemi intelligenti)


Leonardo Lesmo, collaboratore di "Sistemi Intelligenti" e amico personale di molti di noi, ci ha lasciato lo scorso ottobre dopo una malattia che, secondo il suo stile, sembrava prendere più che altro come una seccatura. Lesmo era stato uno dei pionieri dell'intelligenza artificiale in Italia, soprattutto nell'area dell'elaborazione del linguaggio naturale in cui è stato una figura di grande rilievo. Anche quando l'intelligenza artificiale ha smesso di essere di moda Lesmo non ha mai cessato di crederci e di considerare l'elaborazione del linguaggio una sua parte centrale. Era fortemente interessato alla teoria del linguaggio (sia alla linguistica che alle proposte più "cognitive") e diffidava delle soluzioni puramente statistiche, ma al tempo stesso non concepiva che la teoria non andasse insieme a una solida implementazione: era, in altre parole, uno scienziato cognitivo classico, pieno di curiosità culturali ad ampio raggio e sempre interessato a collaborare con linguisti, psicologi e filosofi, polemico e cooperativo, disposto a imparare da altre discipline ma fermo nella rivendicazione della specificità del lavoro computazionale. Non ha avuto il tempo di rendere disponibile alla comunità nazionale il molto software elaborato nell'area dell'analisi del linguaggio, ma il suo treebank a dipendenze -Turin University Treebank- è stato il nucleo del treebank nazionale (ora acquisito anche da Google). Ci lascia l'esempio di una ricerca di rara continuità, perseguita attraverso le più varie committenze, con collaboratori diversi e diversi apporti teorici ma inflessibilmente orientata ad un solo obiettivo, la comprensione della comprensione del linguaggio naturale.

Diego Marconi

domenica 27 ottobre 2013

Intuizione, 7 (La rabbia del padre)

Quando da bambino vedevo mio padre arrabbiarsi mi dispiaceva perché coglievo la sua rabbia come un segno di debolezza.
Perciò ho deciso di non mostrarmi mai arrabbiato con mio figlio: voglio apparirgli sempre forte.

mercoledì 23 ottobre 2013

Intuizione, 6

Forse perché da bambino mi consolavo con l'amicizia dei giocattoli, ora le cose mi rattristano. L'attaccamento per le cose mi avvilisce.

Vedere nel mio bambino un fugace entusiasmo acceso da una qualsiasi merce mi contraria e suscita compassione, al pensiero che quella gioia, voluta dall'industria, è fasulla e comunque finirà prestissimo.

lunedì 21 ottobre 2013

Intuizione, 5

Oggi ho improvvisamente capito il significato della formula che tante volte ho ripetuto da bambino:

Ma di' soltanto una parola
d'amore e io sarò salvato.

domenica 20 ottobre 2013

La filosofia spiegata ai miei amici, 1: Epicuro

Epicuro era molto simpatico. Non sono tanti i filosofi simpatici, oppure sono simpatici in un senso strano, magari per certe battute come quella di Scheler beccato in un bordello dal suo rettore.
No, Epicuro era proprio una persona simpatica.
Della sua vita mi ha sempre colpito che pur non avendo lui figli (il sesso è un piacere eccesivo) gli piacessero molto i bambini. Da giovane era anche stato maestro (come Wittgenstein, che però sarà un maestro disastroso e nell'insegnamento elementare cercherà una via di fuga dalla filosofia: Epicuro invece da maestro diventò filosofo dopo essersi appassionato alla filosofia di Democrito).
Nella sua scuola-comunità ce n'erano tanti, di bambini figli dei suoi discepoli, e me lo immagino a intrattenerli simpaticamente come un nonno di tutti.

- Te lo ricordi quel vecchietto che ti insegnava le cose e ti dava delle noci buone?
- Sì papà, ma ero molto piccolo: chi era?
- Si chiamava Epicuro, era un gran filosofo, il nostro maestro di vita. Grazie a lui siamo felici.

Già perché la simpatia di Epicuro si basa anche sul suo messaggio filosofico, che ti riassumo nel modo più semplice: non avere paura, puoi essere felice.

(...)

Ancora sulla guerra sociale che ha luogo in Italia

Mentre i compagni del movimento stanno per svegliarsi nelle loro tende a Porta Pia ("Occupy Porta Pia" è di per sé un'immagine situazionista piena di allegria rivoluzionaria), riprendo il discorsetto che avevo iniziato dopo i fatti di Roma del 15 ottobre 2011.

Anche questa volta ci sono stati scontri di piazza, ma non sono stati "drammatici": la stampa borghese ha stentato a trovare i toni ridicolmente epici che di solito riserva a simili manifestazioni popolari di antagonismo sociale, e i professionisti della mistificazione scritta hanno dovuto ripiegare sull'elogio della geniale strategia militare adottata dalla polizia (ci si può ovviamente domandare come mai questa geniale strategia non sia stata adottata già nel 2011).

Un governo di larghe intese non ha lo spazio di manovra di un governo monocolore: nel 2011 l'ultimo governo Berlusconi voleva inscenare la violenza dell'antagonismo, oggi invece bisognava gestirlo.
Ecco l'altra faccia della trasformazione della politica in amministrazione: amministrare il dissenso è meglio che indurlo ad autorappresentarsi in forme esplosive.
Si potrebbe dire che gli scontri del 2011 fermarono per due anni il movimento dei cosiddetti "indignati" (un nome che è stato abbandonato, tranne che dai giornalisti, affetti notoriamente da una certa povertà cognitiva): ma è molto più probabile che in due anni il movimento si sia invece rafforzato interiormente. Molti di coloro che erano scesi in piazza con i palloncini colorati, sono tornati ieri in piazza, ma questa volta sapevano che a fronteggiarsi non ci sono soltanto i bellicosi e i poliziotti, come in uno spettacolare "wargame": nella piazza romana si fronteggiano l'avanguardia (proletaria, ovviamente) della società sfruttata e il braccio armato del potere repressivo, strumento della borghesia mafiosa e fascista, di destra e di sinistra.
La coscienza che ormai lo scontro sia inevitabile, e difficilmente assorbibile per via parlamentare (è appena il caso di notare la totale assenza del Movimento 5 stelle dalla piazza), mi sembra ben segnalata dal fatto che a sinistra, questa volta, non ci sono stati molti cori sdegnati per gli scontri. Tranne, i giornalisti di regime, of course.

A distanza di due anni, non si hanno notizie di alcuna prospettiva politica sostenibile da questo intellettuale e dai suoi coleghi, esponenti della piccola borghesia progressista.
La piccola borghesia progressista risulta in effetti annientata dalle scelte politiche bipartisan. Le grandi coalizioni tra Berlusconi e suoi presunti avversari hanno finalmente portato alla luce la contraddizione fondamentale dell'antiberlusconismo: quello di essere, da un punto di vista reale, cioé materialista, sociale ed economico, soltanto l'altra faccia del berlusconismo, quella "pulita" (e nemmeno troppo pulita, se si guarda, per un facile esempio, l'intreccio affaristico-poliziesco montato dal PD in Val di Susa).
Il marxista indignato oggi non ha più voce, e come lui i pochi illusi che nel 2011 speravano nella prossima caduta di Berlusconi e in un possibile governo "di sinistra".
Le larghe intese hanno dimostrato che un governo "di sinistra" è impossibile (Deleuze l'ha detto negli anni Settanta).
Quelli che erano detti "pensare di merda" e quindi non-pensanti, privi di prospettiva politica, si sono rivelati gli unici dotati di un pensiero politico capace di maturare in prassi collettiva organizzata, attraverso e contro le contraddizioni dei governi di una borghesia fortemente in crisi (forse la sua ultima).

venerdì 18 ottobre 2013

Quel che è giusto è giusto (Odifreddi NON è un negazionista)

Per me Odifreddi può andare all'inferno, come tutti quelli che scrivono su Repubblica. Ciononostante non ha detto che le camere a gas sono un' "opinione" nel senso platonico di "credenza infondata e falsa", ma che LUI ne ha soltanto una mera opinione, cioé non ne ha una credenza vera e giustificata. Cioé che LUI non ne sa niente, non si è mai interessato della questione. Evidentemente non ha mai letto nulla dell'abbondante letteratura sulla Shoah, non ha nemmeno guardato i film di Lanzmann ecc. QUINDI può essere accusato di noncuranza, menefreghismo, ignoranza, forse anche di antisemitismo inconscio, ma NON di antisemitismo e negazionismo oggettivo.
Odifreddi ha detto di adeguarsi "all'opinion
e comune": cioè una media, un'opinione
di tutti e di nessuno, la rappresentazione di una rappresentazione, una mera convenzione.
Da un punto di vista realista NON ESISTE nulla come l'Opinione Comune, così come non esiste nulla come IL SIGNIFICATO di una parola (Chomsky, e molti altri).
L'Opinione Comune, per
esempio, non sa nulla delle responsabilità individuali di Hitler e degli altri gerarchi relativamente alla Shoah, al punto che "i tedeschi" diventano responsabili in solido (come forse sono, eccettuati i 12mila soldati impiccati perché non hanno ubbidito ad ordini crudeli [Lo ricorda Levi ne I sommersi e i salvati]).

 
Riguardo al fatto che l'Opinione Comune POSSA essere sbagliata, in quanto "opinione", in un senso o nell'altro cito il dato secondo cui da studi recenti emerge che le vittime della Shoah sarebbero 20 milioni e non 6-7 come si dice di solito.Ergo, per vedersi riconoscere un minimo di esistenza ed essere guardata con un po' di rispetto, l'Opinione Comune dovrebbe adeguarsi in fretta alla nuova stima di vittime. Diversamente, se gli studi si attestassero come veritieri, potrebbe essere legittimamente ritenuta un'opinione falsa almeno in parte, e su un punto di non secondaria importanza (il numero delle vittime).



***
 

PS: negazionista no, ma egomaniaco e un po' rimbambito sicuramente sì, come si appalesa grazie a questa puttanata della Zanzara: http://www.giornalettismo.com/archives/1172709/papa-francesco-telefona-a-odifreddi-no-non-e-vero/

martedì 15 ottobre 2013

Dicono di me, 4

Qualcuno mi dice vulcanico, ma io, che comunque mi voglio abbastanza bene, mi penso semplicemente come un po' eclettico (ma non troppo).
 

Alle elementari per ben tre volte la maestra mi fece piangere dandomi il voto: PASTICCIONE.

Un professore del liceo disse a mia madre: "ha tante idee ma ben confuse".

venerdì 4 ottobre 2013

Intuizione, 4

Non sono mai stato a un funerale insieme a mio padre, e non l'ho mai visto piangere per la morte di qualcuno.