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sabato 31 dicembre 2011

E' questo il Capodanno che sognavo da bambino (playlist per Vogue.it, ma Vogue.it era chiusa)

Che cosa ascoltare la notte di Capodanno? La serata rischia sempre di essere inferiore alle aspettative, zeppa com'è di quella coazione a divertirsi che rovinerebbe anche un antico rito pagano.
Perciò almeno sul piano musicale cerchiamo di assicurarci una serata piacevole.
Ecco alcune modeste proposte, per chiunque abbia a portata di mano Youtube.


  1. L'apertura dovrebbe spettare al classico Danubio Blu di Johann Strauss, utilizzato da Kubrik in 2001. Odissea nello spazio, per le prime scene con le astronavi. Il loro movimento lieve è talmente bello che se la cena fosse un po' pesante ci si potrebbe comunque astrarre con la fantasia pensando allo spazio siderale (http://www.youtube.com/watch?v=U8Q3X5Gw5I4&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&index=1&feature=plpp_video).
  2. In tema fin dal titolo, New year's day degli U2 avrà l'effetto di inserire una nota di tensione vintage nella serata festiva: consci dell'occasione festiva, in uno dei video disponibili i Nostri cantavano impellicciati su un campo innevato (http://www.youtube.com/watch?v=-6Y-t85vs4g&feature=autoplay&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&lf=plpp_play_all&playnext=1). Ma per chi lo preferisse, c'è anche un video più casalingo (http://www.youtube.com/watch?v=f8BtB4C3Vi8&feature=related) dove si possono ammirare un Bono d'annata con i capelli ossigenati e un Larry Mullen Jr. (il batterista) che suona con la sigaretta in bocca come un qualsiasi Marlon Brando di periferia. Non saranno il colmo dell'eleganza formale ma ci ricordano che il nostro passato spensierato non si cancella mai completamente. Per fortuna.
  3. Un pezzo di Ian Axel può dare il LA alla frizzante leggerezza che dovrebbe improntare la serata, come non sempre accade, forse per via della COAZIONE a divertirsi (ne ho già parlato?). Il pezzo in questione non è straordinario, ma è il singolo di un album d'esordio che si intitola “This is the new year”. Qualcosa forse vorrà dire, e comunque largo ai giovani (http://www.youtube.com/watch?v=a5-RSKcPJHg&feature=BFa&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&lf=plpp_video).
  4. Se lo zucchero giovanile era troppo, ecco un po' di soffici e taglienti sonorità ben temperate dal nuovo disco di PJ Harvey: Hanging In The Wire (http://www.youtube.com/watch?v=-7eCVU-BB1w&feature=BFa&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&lf=plpp_video)
  5. Tanto per ricordere Cesaria Evora ma non spezzare completamente l'atmosfera cool ci vorrebbe il remake techno di E' preciso perdoar di Sakamoto-Veloso-Evora (http://www.youtube.com/watch?v=GZuQH0G1vQ0&feature=BFa&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&lf=plpp_video).
  6. 5.bis In alternativa, il duo Celentano/Evora alle prese con Quel casinha, ossia il Ragazzo della via Gluck in salsa di Capo Verde, non mancherà di farsi notare, eventualmente attirando per qualche istante la conversazione, che a Capodanno rischia se non di languire di prendere vie inconsulte e moleste  (http://www.youtube.com/watch?v=UPPvUYymyv0&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&index=6&feature=plpp_video)
  7. Successivamente, la versione di Happy Day di Joan Baez convincerà anche i più scettici che, sì stiamo festeggiando proprio il Capodanno, pur evitando – forse - l'effetto pubblicità-cocacola: http://www.youtube.com/watch?v=Ixy7M7oDwQc&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&index=6&feature=plpp_video
  8. Dall'ultimo album di Jovanotti, un pezzo che pompa tantissimo e con un testo demenziale (“è questa la vita che sognavo da bambino, un po' di Apocalisse e un po' di Topolino”): Megamix. Si può sospettare che il testo sia un delirio meno sereno del previsto, ma intanto l'ascolto superficiale è di buon impatto. Qualcuno degli astanti potrebbe persino iniziare ad avere voglia di danzare (http://www.youtube.com/watch?v=-4r_q8MkuQw&feature=BFa&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&lf=plpp_video).
  9. Così, se la voglia di danzare continuasse, al passo successivo la trascinante Lonely Boy (First Listen), dei The Black Keys, potrebbe indurre il commensale che avrà bevuto più degli altri ad alzarsi dal proprio posto e a cominciare euforico a molestare tutti quelli ancora seduti al loro posto (http://www.youtube.com/watch?v=a_426RiwST8&feature=BFa&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&lf=plpp_video).
  10. Per continuare sulla sottotraccia brasiliana, rinunciando però alla tristezza apparentemente ineliminabile dalla musica del magico subcontinente americano, A banda mais bonita da cidade ci offre uno straordinario pezzo-mantra, bellissimo e benaugurante per l'anno nuovo: Oraçao (http://www.youtube.com/watch?v=QW0i1U4u0KE&feature=BFa&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&lf=plpp_video). Astenersi trenini.
  11. Poco prima dell'agognata Mezzanotte la versione di Round Midnight di Amy Winehouse (http://www.youtube.com/watch?v=1IuALymbySw&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&index=10&feature=plpp_video) accompagnerà gli animi con un misto di gioia e tristezza (soprattutto per la meravigliosa Amy) che ben si accorda alla fine inesorabile di quella che potrebbe anche essere un'epoca, e all'inizio di un anno di cui non sappiamo ancora nulla oltre al fatto che sarà nuovo.
  12. In coincidenza con la Mezzanotte, la canonica Marcia di Radetzsky dei concerti di Capodanno viennesi, qui nella versione di Karajan (http://www.youtube.com/watch?v=FHFf7NIwOHQ&list=PL3D8DB8EBA681B9D1&index=10&feature=plpp_video), accompagnerà l'esplosione dei tappi e dei botti (si spera ormai vietati in molte città).
    La playlist (direttamente cliccabile qui) dura circa 48 minuti: se iniziate ad ascoltarla verso le 23,05 le ultime note di Amy risuoneranno poco prima della Mezzanotte e la Marcia di Radetsky coinciderà con l'apice dei vostri festeggiamenti.

    Buon ascolto e buon anno.

    mercoledì 28 dicembre 2011

    Facebook e la timeline (Vogue33)


    [Pubblicato su Vogue.it]

    Udite udite! Su Facebook è da poco arrivato per tutti il diario o timeline, che dir si voglia. Noi utenti di Facebook siamo ormai abituati alla solita solfa: ogni tanto si cambia tutto, e il peggio è che sembra un po' come nel Gattopardo, Bisogna che tutto cambi perché tutto resti uguale.
    I rinnovamenti dell'interfaccia servono sicuramente a tenere desto l'interesse dell'Utente Medio Globale, che magari dopo i primi tempi di entusiasmo un po' si stanca e disamora. Cambiagli la disposizione delle informazioni personali, lo spazio in cui può vergare il suo attuale stato delle cose, le fotografie del gatto e della moto nuova, ingrandiscigliele fino ad occupare tutto lo schermo e lui si beerà per giorni delle futili novità. Così da tenerlo avvinto per un'altra importante quota di tempo e di mercato, fino a che non sarà necessaria un'innovazione ancora più ardita oppure fino a quando un concorrente più o meno leale verrà a sottrarre il bottino di umanità virtuale che ci si disputa tra aziende di social network.
    Se ci si ferma un po' a pensare, talvolta si ha la sensazione di una certa presa in giro, come se la nostra felicità di utenti dipendesse davvero da questi cambiamenti, piccoli o grandi che siano. Eppure è un po' come per la pubblicità: man mano che da ragazzi prendevamo coscienza della sua assenza di naturalità ci sembrava impossibile che qualcuno contasse sulla nostra complicità per farci diventare docili acquirenti e affezionati consumatori, ci sentivamo diversi, pensavamo sempre, in fondo: "Che stupide queste pubblicità, io non comprerei mai un prodotto per averlo visto alla televisione". Salvo accorgersi che al momento più insospettabile la tal marca del tal prodotto tornava in mente.
    Ecco, noi utenti dei social network siamo un po' così: ci sentiamo sempre superiori a tutte le decisioni che mutano lo stato attuale delle cose, rispondiamo sempre con attitudine blasée, per poi ritrovarci nella massa di coloro che si domandano: ma il post importante con la data in cui Agostino ha iniziato a pedalare, adesso, lo devo espandere oppure no?
    Sarà vero che l’inconscio è collettivo, ma talvolta la nostalgia di una vita mentale privata non ce la leva nessuno.

    mercoledì 21 dicembre 2011

    Ritratti natalizi di amici di Facebook, 3

    Credo che Jes sia sardo.

    Jes Grew si chiama Alessandro, ma il suo pseudonimo mi piace così tanto che mentalmente lo chiamo sempre Jes Grew.
    Mi ha spiegato che è un'etichetta slang riferita al jazz, mi pare. Forse è anche un personaggio di qualche libro americano bellissimo che Jes mi ha consigliato ma io non ho letto.
    Jes sa tutto di letteratura e filosofia, e anche d'altro. E' un vero UMANISTA, anche se credo abbia studiato un po' di tutto. E' un gran studioso Jes, anche se non ho idea se e cosa abbia studiato all'università.
    Sa anche cucinare bene: anzi, deve aver lavorato come cuoco.
    Jes sembra cattivo, ma sono sicuro che non lo è. E' estremamente categorico, e talvolta schiaccia sul pedale dell'apocalitticità. Ma è molto sensato.
    Quando sputiamo sentenze sulla (non)politica contemporanea andiamo d'accordissimo e ci divertiamo. Un po' meno d'accordo andiamo quando parliamo di cultura filosofica umanistica e scientifica.

    Jes scrive racconti e altre cose: ho letto qualcosa di lui su Facebook ma ammetto che non fa per me. E' bravo ma scrive di un mondo che non conosco. Credo che si tratti del mondo reale come lo vede lui.
    Jes e io siamo diversissimi.

    C'è una sua foto con una bella ragazza, credo sia la sua fidanzata: lui ha dei tatuaggi, forse anche lei, sono in una stanza che sembra quella di un hotel a Tangeri.
    A me i tatuaggi fanno paura, e non sono mai stato in Africa.

    Una volta ha detto che è stato in carcere. Io me lo immagino che parla di Cabbala con i carcerati. Non so però se quelli apprezzavano.

    Ritratti natalizi di amici di Facebook, 2

    Irada è la donna più misteriosa che ci sia su Facebook.
    Comprendere ciò che scrive Irada mi è impossibile, e credo sia impossibile per chiunque non possieda il codice segreto. Io non lo possiedo, questo codice, quindi non la capisco mai.
    "Mai" non è un'iperbole: sono sicuro di avere capito un paio di sue frasi qualche anno fa, ma sulla lunga distanza la mia incomprensione si avvicina asintoticamente allo zero.
    Irada è una scienziata (pazza?), ma ha studiato  filosofia e letteratura, credo. Forse ha fatto una tesi su Artaud.
    Si occupa anche di musica: apparentemente costruisce innovativi strumenti musicali.
    Prende parte a convegni di cui non comprendo nemmeno il titolo, sulla comunicazione, l'impresa, le neuroscienze e cose così.
    Mescola psicologia matematica arte, con nonchalance.
    Si occupa di ibridi pericolosi.

    Non so dove abiti, ma forse ha lavorato alle Seychelles.
    Credo che il suo nome venga dall'Oriente, ma non so da dove (e l'Oriente è grande).
    Talvolta sospetto che Irada non esista.
    Se non esistesse dovrebbero inventarla (anche perché è bellissima).


    Ritratti natalizi di amici di Facebook, 1

    Jacopo è un giovane intelligente e colto:
    all'università studia filosofia e poi musica e poi arte e poi di nuovo filosofia
    (le facoltà scientifiche non le ha ancora provate):
    cambia sovente, e fa bene, perché le gabbie non fanno per lui.

    Se c'è una cosa che Jacopo detesta è la grettezza culturale.
    E' un anarchico individualista e un esteta,
    cose entrambe che di solito mi fanno incazzare,
    ma non in lui: le porta con grazia e non potrebbe essere diverso.

    Jacopo è gentile e violento, discute con chiunque e non insulta nessuno,
    anche se talvolta si arrabbia o rattrista per certe reazioni ai suoi ragionamenti. Che facili non sono.
    Se vuoi incontrarlo cercalo di notte: lui non dorme come noi.

    Jacopo è vittima entusiasta della filosofia continentale,
    ma io spero ancora di liberarlo dal giogo metafisico.
    Un giorno forse ci riuscirò.

    lunedì 19 dicembre 2011

    Propositi per il 2012, 1

    Abolire lo Stato per dare vita a una società libera di individui responsabili.
    Qualora non fosse possibile, comportarsi almeno come individui responsabili in una società libera, sapendo che lo Stato è una finzione composta da individui spesso irresponsabili.

    martedì 13 dicembre 2011

    Questa gente sguazza nell'Orrore


    L'accaduto è semplice: una manifestazione di rabbia razzista contro un presunto stupro di una sedicenne ad opera di due rom. La conseguenza è elementare. Una manifestazione razzista nel quartiere di Torino in cui lo stupro NON è avvenuto, gente rabbiosa e pronta a “fare giustizia”, un mancato pogrom, l'incendio delle squallide baracche generosamente concesse a una cinquantina di rom (20 bambini) dalla prosperosa e civile città di Torino, la cui demente borghesia è tutta tronfia per il l'abbellimento del centro città.
    C'è poi una segretaria provinciale del PD, che è anche presidente di circoscrizione e partecipa alla manifestazione, chissà perché: la manifestazione organizzata con l'apporto degli ultras della Juventus si riunisce sulla base di manifesti che non lasciano spazio a interpretazioni: “ripuliamo la Continassa”.
    Il quartiere deve essere ripulito dai rom, la vera sporcizia. Quando il pogrom ha inizio i carabinieri hanno già allontanato le vittime prescelte: la segretaria del PD sostiene poi di avere chiesto i rinforzi, come se ce ne fosse bisogno, come se fosse lei a doverli chiedere. MA lei doveva essere lì, bisognava monitorare, chissà cosa sarebbe successo senza di lei. La sua frase a cose fatte ne fotografa l'insipienza politica e personale: “Temevo il peggio, mai visto nulla del genere”.

    Questa gente non chiede mai scusa, e non parlo dei razzisti selvaggi che volevano forse vedere il sangue: parlo dei politici del PD, governativi per definizione. Se c'è una manifestazione di persone esasperate ma che non puzzi di sinistra loro ci vanno: mantenere il contatto con la gente per loro vuol dire non perdere ulteriori consensi a favore della Lega (quando sarebbe forse bastato studiare il federalismo e non lasciarlo ai bifolchi). Chiamano fascisti i NoTav, elargiscono appalti ai cari imprenditori, ma ai rom dedicano poche risorse, infastiditi dalla loro insignificanza. Occuparsi politicamente dei rom è un sacrificio, la borghesia non sa che farsene, puzzano, mendicano e rubano.

    Questa gente sguazza nell'Orrore: non i rom e i sinti, persone che difendono anarchicamente la loro umanità, quasi stritolata dall'alienazione della civiltà occidentale, bensì questi politici di un partito che finge ancora di essere stato di sinistra. Trattano con l'Orrore, vogliono addomesticarlo senza rendersi conto (o fottendosene o piagnucolando) che l'Orrore li ha trasformati in persone orride.
    Idioti, servi del potere, miserabili burattini sdraiati sul loro fragile consenso.
    È un potere che inizia a tramontare, il loro, e per il quale nessuna comprensione, nessuna pietà ci è rimasta.