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sabato 4 dicembre 2010

Lezioni cinematografiche di cunnilingus. Kaboom di Gregg Araki (Vogue14)

Pubblicato su Vogue.it

Se volete vedere un film che mescola generi e citazioni, Twin peaks con Matrix e il Dottor Stranamore, Eyes Wide Shut con Strange days e Le streghe di Eastwick, il tutto condito da un irresistibile erotismo lesbo-gay appena attenuato dalla commedia, non perdetevi il nuovo film del regista nippo-americano Gregg Araki, in questi giorni sugli schermi del Torino Film Festival: Kaboom, già vincitore della Queer Palm al Festival di Cannes 2010.
Non manca nulla per divertirsi: un ritmo rapidissimo, bravi attori giovani, belli e molto sexy (Roxane Mesquida è una strega lesbica che non perdona), humour, mistero, visioni, complotti, inseguimenti, travestimenti, personaggi bizzarri e sesso soft. Ma neanche tanto soft, se si considera la piccola lezione di cunnilingus per machos troppo pieni di sé: la vagina non è un piatto di spaghetti e il clitoride è come un piccolo pene, va trattato di conseguenza…
L’atmosfera è surreale e fumettistica, ma il film non si dimentica mai dello spettatore e, nonostante il sovrapporsi di colpi di scena ai limiti della credibilità, non c’è nemmeno un momento di noia.
Belle musiche post-rock e un finale a sorpresa più che esaltante: di che uscire dalla sala con l’aria pienamente soddisfatta. E con qualche consolidamento delle proprie nozioni sessuali.

Facebook e la filosofia: un pezzo per Alfabeta 2

Esteriorizzazione
Per chi può permettersi un computer e un abbonamento a internet – e non sono ancora tutti, nemmeno nei paesi più ricchi – l’esistenza odierna è parzialmente online. Sembra allora un compito arduo provare a indicare un senso globale delle interazioni tra i soggetti che popolano i social network, per la pervasività delle pratiche di vita online e per il continuo intreccio di attuale e virtuale.
Considero i social network in generale come una "tecnologia dell'intelletto" (Jack Goody a proposito della scrittura) e in particolare come un’esteriorizzazione della facoltà di ragionare: non solo luoghi virtuali ma veri e propri dispositivi cognitivi allargati, una protesi delle facoltà mentali innate e culturalmente implementate. La nascita della scrittura, per esempio, ha rappresentato per la specie umana la possibilità di ricorrere a una memoria esterna, a un ampliamento della capacità di memorizzazione di informazioni manipolabili in tempo differito, in maniera complessa e stratificata, permettendo così il sorgere di una memoria culturale più astratta rispetto ai modi della trasmissione orale. Come la scrittura ha testualizzato la differenza temporale, così i social network virtualizzano la differenza spaziale.
Alle frequenti critiche secondo cui le nuove tecnologie di informazione e comunicazione impoverirebbero le facoltà cognitive e comunicative  si può facilmente obiettare che i social network, entro i limiti formali, contenutistici e stilistici loro propri, sono naturali catalizzatori di letto-scrittura. In particolare Facebook, il re di tutti i social network, risulta simile a una lenta multi-chat, un dialogo scritto, virtualmente aperto a tutti: la necessaria differenza temporale che intercorre tra una produzione segnica e le risposte da essa occasionate, rappresenta un modo per custodire il logos, o quel che ne resta. In seno alla società dello spettacolo generalizzato, Facebook ha definitivamente inaugurato l’epoca dei nuovi soggetti (online) che leggono e scrivono, svincolati dalla necessità di offrire la loro immagine corporea in tempo reale (non è più così frequente sentirsi  invitare a continuare la conversazione sulla video-chat di skype).
Anche se le ricadute emotive della frequentazione di Facebook sono molte e interessanti, mi concentrerò su ciò che Facebook fa o sembra fare al pensiero e alla comunicazione.